Quinto ciclo
Anno liturgico C (2015-2016)
Tempo di Avvento
I Domenica
(29 novembre 2015)
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Ger 33,14-16; Sal 24; 1 Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28,34-36
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Se la festa del Natale risale alla prima metà del IV secolo, solo nel VI secolo si è formato un tempo di preparazione ascetico-penitenziale che poi assumerà un carattere liturgico. Al centro dell’Avvento è la figura di ‘Colui che viene’, espressione che è sempre stata riferita al Messia, a Colui che avrebbe fatto vedere presente il Regno di Dio. Dire ‘colui che viene’ è riferirsi a colui che salva, al Salvatore che realizza la salvezza. Tutte le antifone di ingresso delle messe della prima settimana di avvento, ripetute identiche anche nelle settimane successive, parlano sempre del Signore che viene, del Signore che verrà e non tarderà. Il riferimento al venire allude alle tre venute del Salvatore: a) all’evento della nascita di Gesù nella storia; b) al suo ritorno glorioso alla fine della storia; c) all’oggi della storia vissuto nel Signore che nasce e cresce nei cuori.
La prima domenica di avvento del ciclo C è costruita su tre passaggi. La prima lettura profetica riporta l’assicurazione solenne: “Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda” (Ger 33,14). Il profeta Geremia, imprigionato perché contrario ai propositi della casa regnante, prospetta un futuro di bene per il popolo: la volontà di benevolenza di Dio lo salverà, nonostante la miopia dei suoi capi! La promessa di bene da parte di Dio corrisponde all’invocazione del canto al vangelo: “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza” (Sal 84/85,8).
Fondato su questa promessa, ecco il secondo passaggio, l’invito del vangelo: “alzate il capo, state attenti a voi stessi, vegliate in ogni momento!” (Lc 21,28.34.36). Guardare dove? Come disporsi? Vegliare per cogliere che cosa? Ce lo dice il salmo 24/25, come interpretando i bisogni del cuore dell’uomo e la difficoltà di incontrare il Signore che viene: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. Come a dire: le vie del Signore che chiediamo di conoscere sono la verità del suo amore, che in Gesù si è reso toccabile. Non c’è evento nella nostra vita che possa cancellarlo o soffocarlo o far desistere il Signore dal suo amore. Temere lui vuol dire non impedire al cuore di vivere di quel suo desiderio di amore per noi. Non è proprio agevole né per nulla scontato accettare che i sentieri di Dio nei nostri confronti siano amore e fedeltà. Ma il Signore Gesù, nato nella nostra storia, è lì a proclamarlo, a ricordarcelo, a far risplendere il suo amore perché ci conquisti e ci acquieti, ciascuno e tutti insieme. La vigilanza serve a questo: a tenerci desti all’amore del Signore. E l’uomo è colui che alza il capo per essere capace di vedere le promesse di Dio, di vederle compiersi nel suo cuore. Per tutto l’avvento risuonerà l’esortazione: ‘vegliate e pregate’, come a dire: abbiate un occhio acuto e un cuore ardente. Non si tratta solo di un esercizio di intelligenza (vegliate!) ma di un processo di confidenza (pregate!). Un antico saluto degli indiani Hopi suona: sta’ attento a che la tua testa resti aperta verso l’alto! Tenere aperta la testa verso l’alto significa allora superare la paura, perché il Dio che siamo chiamati a conoscere è un Dio di amore per noi. Attende solo – anche Dio attende! – di incontrare cuori aperti alla sua promessa, fiduciosi di vedere il bene che la sua promessa ci rivela.
Nell’attesa ardente, potremmo dire, nel frattempo, ecco il terzo passaggio: continuate a progredire lungo la via che avete intrapreso! Ci esorta Paolo: “Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi” (1Tess 3,12-13). La lettera è il più antico documento letterario del Nuovo Testamento, scritta da Paolo verso l’anno 51, appena una ventina d’anni dopo la morte e risurrezione di Gesù. La generosità degli inizi con la partecipazione entusiasta alla carità di Dio rivelata in Gesù che tutti coinvolge, trasformando la vita, si riflette nella fede nell’imminenza del ritorno di Gesù. Il fulcro dell’esortazione non è però uno sguardo al futuro in attesa del ritorno glorioso di Gesù, ma uno sguardo al profondo, nel presente, per cogliere la manifestazione della presenza di Gesù nel crescere continuamente nell’amore vicendevole e verso tutti. Proprio come fa pregare la colletta: “Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo”.
L’esortazione mira alla speranza generatrice di energia: “apri i nostri cuori alla speranza”, speranza che deriva dalla confidenza in Colui che per noi e per tutti è nato, morto e risorto, testimone supremo della grandezza dell’amore del Padre per i suoi figli. Con lo sguardo fisso su di lui, anche noi cresciamo nella disponibilità a rendere la nostra vita, con lui, segno dell’amore del Padre che ci chiama tutti alla stessa mensa. Possa allora compiersi anche per il nostro cuore quello che il salmo 24/25 al v. 14 proclama, almeno nel testo ebraico: “Il segreto [l’intimità] di Adonaj è per quanti lo temono e la sua alleanza per farla loro conoscere”. Il progredire nel cammino della vita credo corrisponda al fatto di essere conquistati da e a quella intimità in vista della quale lavorano appunto la vigilanza e la preghiera, come ci insegna la liturgia dell’Avvento.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Ger 33,14-16
Dal libro del profeta Geremia
Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.
Seconda Lettura 1 Ts 3,12-4,2
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Vangelo Lc 21,25-28,34-36
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran¬no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po¬tenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nu¬be con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol¬levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’im-provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve¬gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di com¬parire davanti al Figlio dell’uomo».